Consiglio Stato: il “Samsara” di Gallipoli deve chiudere

Set
14
2018

Cari colleghi,
comprensibilmente l'attuale preoccupazione dei balneari demaniali è concentrata esclusivamente e doverosamente sulla durata delle concessioni e sulla necessità di evitare le gare contrastando l'applicazione della Direttiva Bolkestein.
Ed è giusto che sia così!
Bisogna, però, evitare di dimenticare o trascurare altri aspetti non meno importanti per la sopravvivenza anche economica delle nostre aziende quali il costo economico delle stesse (non solo il canone, specie quello pertinenziale, ma anche il complessivo peso fiscale: IVA, TARI, IMU ecc.); il regime autorizzativo delle opere (facile e difficile amovibilità, obbligo di smontaggio, pareri, ecc.) l’attuale molteplicità e genericità delle cause di estinzione (revoche e decadenze).
A quest'ultimo proposito segnalo alcuni recentissimi fatti che dimostrano l'estrema precarietà del regime concessorio attuale e la estrema facilità per i Comuni di estinguere le concessioni e far morire le aziende del settore.
Il 'Samsara' di Gallipoli, noto stabilimento balneare del Salento, conosciuto in tutta Italia per i suoi happy hours simbolo della movida estiva salentina, dovrà chiudere.
Lo ha deciso il Consiglio di Stato, con la sentenza nr. 5333 pubblicata l’11 settembre scorso, considerando legittima la decadenza della concessione disposta dal Comune di Gallipoli, ravvisando che, a seguito degli intrattenimenti musicali, il lido fosse diventato a tutti gli effetti una discoteca.
Il Consiglio di Stato, infatti, ha ritenuto che si sia determinato una illegittima trasformazione da lido a discoteca, stante l’accertamento compiuto da addetti della Capitaneria di Porto che hanno constatato “la presenza di una moltitudine di persone presenti sul pubblico demanio marittimo, intente a ballare piuttosto che ad usufruire dei servizi e delle attrezzature come contemplate dall’atto concessorio”.
A nulla rilevando che siffatta “attività di intrattenimento musicale – coinvolgente alcune centinaia di persone - non occupasse tutte le ore del giorno (e che non avvenisse in modo ininterrotto nel corso dell’anno)…. ciò che rileva è il carattere reiterato e sostanzialmente continuativo di tale attività”.
Ritengo che a nessuno sfugga che tale interpretazione del Consiglio di Stato potrebbe diventare un precedente pericoloso per tutti quegli stabilimenti balneari che fanno beach party o anche happy hours.
Questa sentenza amministrativa si aggiunge ad un'altra analoga anche se sotto altro profilo.
Infatti, alcuni giorni prima, il 7 settembre, un’altra sentenza del Consiglio di Stato, la nr. 5280, ha dichiarato legittima la decadenza della concessione demaniale marittima disposta dal Comune di Furore, sulla Costiera Amalfitana, a seguito dell’accertamento della Capitaneria di Porto di Amalfi dell’uso di alcuni gavitelli (tre!), per la custodia di barche, da parte di un soggetto diverso dal concessionario ravvisando in tale circostanza una “abusiva sostituzione di altri nel godimento/gestione della concessione in assenza di autorizzazione ex art. 45 bis del C.d.N.”.
A mio avviso anche queste ultime sentenze del CdS rendono evidente la estrema precarietà dell’attuale regime concessorio sul demanio marittimo, stante proprio la molteplicità e genericità della cause di decadenza e revoca della concessione disciplinate dal Codice della Navigazione del 1942, alle quali si sono aggiunte quelle previste dalle leggi regionali.
Pertanto, nella non più differibile riforma del settore, è opportuno sempre tenere bene a mente che l'obbiettivo di dare sicurezza e stabilità, anche economica, alle imprese balneari comporta, necessariamente, anche il rivedere (insieme all’attuale peso burocratico e fiscale che grava sulle nostre aziende) queste cause di estinzione della concessione.
E il S.I.B. Confcommercio dev'essere ben consapevole di questo.