AUMENTO DEI CANONI DEMANIALI = FINE DEL TURISMO BALNEARE

Nov
6
2003

"Non pagheremo né oggi, né mai"

Questa la promessa degli oltre 15.000 imprenditori balneari aderenti a S.I.B. Fipe, Faita - Confcommercio, F.I.B.A. - Confesercenti, Oasi - Confartigianato, Legacoop, per la prima volta insieme, per contestare l’aumento del 300% ed oltre dei canoni demaniali marittimi. Se i commi 21, 22 e 23 del D.L. 269/03 in corso di conversione in Parlamento, non saranno cancellati, le organizzazioni di rappresentanza del settore inviteranno i propri iscritti a praticare “l’obiezione fiscale”. Il collegato alla Finanziaria, infatti, rischia di decretare la fine del turismo balneare italiano, da sempre comparto trainante dell’economia italiana, di incrementare la disoccupazione ed il degrado ambientale, specialmente nelle aree del Mezzogiorno. Il gettito previsto dalla norma di aumento dei canoni demaniali, tra l’altro, che si aggira intorno ai 150 milioni di euro, è assolutamente irrilevante per il bilancio dello Stato, mentre rappresenta un colpo micidiale per la metà delle imprese open air e la totalità delle imprese balneari italiane. Dopo essere stati riconosciuti imprenditori a tutti gli effetti e aver investito nelle proprie aziende per potenziare e qualificare l'offerta dei servizi, oggi i balneari vengono messi in ginocchio con l'incremento di un onere meramente legato alla demanialità del bene. Senza fare i conti con tutte quelle imposte, dirette e indirette, sostenute dagli operatori balneari e che già contribuiscono per la loro parte alle casse dello Stato: l'IVA al 20% - quando le altre categorie turistiche pagano solo il 10% - l’ICI, nonostante i balneari non siano i proprietari ma solo gli affittuari degli arenili, la tassa sulla nettezza urbana, anche su quelle aree scoperte che non sono idonee a produrre rifiuti, l’imposta regionale sulle concessioni statali che, proprio dall’aumento dei canoni, troverà un moltiplicatore all’ennesima potenza. Se il Decreto collegato alla Finanziaria dovesse confermare la triplicazione dei canoni demaniali, i concessionari si troveranno costretti, a partire dal prossimo anno, a rivalersi sui turisti con un aumento dei servizi di spiaggia pressochè proporzionale. La pesante conseguenza sarà quella di vedere le nostre aziende balneari messe totalmente ed inesorabilmente fuori mercato rispetto a realtà quali: Grecia, Spagna, Croazia, Tunisia, ecc. sicuramente oggi più competitive perchè maggiormente convinte delle potenzialità dei propri litorali.

Roma, 6 novembre 2003