AUDIZIONE COMMISSIONI GENOVA

Apr
21
2011

AUDIZIONE COMMISSIONI 8^ e 10^ RIUNITE
GENOVA  18 APRILE 2011

Il Turismo in Liguria è sicuramente il settore che produce la più importante quota di PIL e di occupazione.  E non potrebbe essere diversamente dato che, ormai da lustri, le grandi aziende delle partecipazioni statali e della siderurgia hanno abbandonato il territorio ligure lasciando appunto al turismo e ai porti il compito di “tenere” l’economia  di questa regione..


    In questo contesto il turismo balneare, a sua volta, rappresenta oltre l’80% del movimento turistico ligure e, da qui, si può ben comprendere quale importanza e ruolo svolgano le circa 1300 imprese balneari che si distribuiscono su tutto il territorio ma con una netta prevalenza, circa i 2/3, nel ponente della regione. Per avere ancora meglio l’idea di quale importanza rivesta il “demanio marittimo” in Liguria occorre ricordare che su di esso svolgono attività campeggi, ristoranti, discoteche, finanche qualche albergo, bar, chioschi ecc. per un totale di circa 1600 concessioni demaniali ad uso turistico ricreativo. Si può ben dire, senza tema di esagerare, che l’economia turistica ligure “gira” sostanzialmente sulla riva del suo mare e lungo la sua frastagliatissima costa, dando vita ad eccellenze note in tutto il mondo quali, solo per citarne qualcuna: Portofino, Sanremo, Alassio, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Le Cinque Terre, ecc.

    Tornando più direttamente alle imprese balneari, si può stimare che in termini di occupazione producono nella nostra Regione circa 10.000 posti di lavoro, di cui circa 3.500 addetti  diretti  costituiti dai  concessionari e loro familiari , con contratti di lavoro sempre più lunghi, dato che ormai in Liguria si è consolidato un avvio di stagione estiva molto anticipato – il 1° maggio circa il 60% 70% di stabilimenti balneari sono attivi  ma già nel mese di aprile il 10/15 per cento è in grado di fornire  i servizi essenziali – e, quindi, l’occupazione media risulta di 6/7 mesi anno. 

    La stima del giro di affari la si può fissare  attorno ai 250/300 milioni di euro : si tratta quindi , in entrambi i casi, di cifre importanti.

    Negli ultimi dieci anni le aziende balneari si sono sviluppate in termini di quantità e qualità dei servizi in modo considerevole, sostanzialmente per tre ordini di motivi:

1. con la legge quadro sul turismo ( legge 135/2001) , agli stabilimenti balneari è stato riconosciuto il ruolo di “ impresa “, potendo così accedere  al credito senza dover fornire esclusivamente  garanzie personali;

2. con la legge 88/2001, proprio per rispondere al dettato della legge quadro sul turismo che imponeva di fornire a queste imprese maggior garanzie nell’affidamento delle concessioni,  la loro durata veniva portata a sei anni,  con proroga automatica  per altri sei, e così via. Questo rafforzamento della certezza sull’affidamento della concessione portava le famiglie ad accrescere il loro interesse per questa attività sia in termini umani - spesso le  imprese balneari  sono gestite da interi nuclei familiari - sia in termini di investimenti;

3.la Regione e i Comuni, che dal 2004 hanno avuto piena delega alla gestione del demanio marittimo, hanno messo mano agli strumenti di pianificazione ( Piani di Utilizzi Demaniali, Piani Spiaggia, ecc.)     che, pur in un contesto di norme molto severe e di tutela dell’ambiente e del paesaggio, hanno consentito a questo sistema economico di avviare rinnovi strutturali importanti e diffusi, avviando così una sorta di  concorrenzialità molto spinta   che ha portato le imprese balneari  ad un restailing  diffuso, ad una specializzazione impegnata  a seguire “le mode” che hanno trovato nelle spiagge  terreno molto fertile. Inoltre la necessità di adattarsi ad un nuovo modo di vivere le spiagge, e anche per far fronte ad una radicale modifica del turismo mondiale, ha portato le imprese ad accompagnare questa vera e propria rivoluzione con servizi e attrezzature sempre più consoni alle nuove esigenze.

Tutto questo ha prodotto sino al 2009 investimenti - per rinnovo strutture, attrezzature e  manutenzioni straordinarie -  per un ammontare  annuo tra i 25/30 milioni,  a conferma che questo sistema economico in Liguria ha saputo crescere, e fare qualità, coniugando la capacità di una gestione moderna dell’impresa con la tradizione dell’offerta dei servizi e dei rapporti personalizzati.

    Su  questo sistema di imprese  si è abbattuto lo tsunami della normativa europea e delle sentenze della giustizia amministrativa che, prevedendo la proroga delle concessioni sino al 31.12.2015, per poi giungere all’affidamento attraverso l’evidenza pubblica, hanno tolto prospettive al comparto e calato in piena precarietà oltre 1300 imprese e, quasi sempre, famiglie ed hanno ridotto gli investimenti, in modo particolare quest’anno, a poche centinaia di migliaia di euro. A questo proposito vale la pena ricordare che le stesse aziende fornitrici, constatata la pesante caduta di fatturato, hanno deciso di costituire una  associazione dei fornitori dei balneari proprio per poter dare un contributo a salvare il turismo balneare italiano, i loro clienti con i quali collaborano spesso da decine di anni, e, con essi, anche le loro imprese.

  Il “ no alle aste “, colonna sonora di tutte le manifestazioni, non è solo  la semplificazione emotiva di uno stato d’animo: è anche la reale  volontà,  l’obiettivo e  la richiesta che accomuna tutti i balneari italiani e liguri  a che non si vada a cancellare cent’anni di turismo ligure e, con esso, le 1300 famiglie che lo hanno creato, sviluppato e difeso.

Ora lo scenario  che le imprese  hanno davanti è il seguente

la pendenza della procedura d’infrazione comunitaria n. 2008/4908 in ragione del c.d. diritto di insistenza e del rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo;
la prospettiva di un coinvolgimento in procedura di evidenza pubblica;
il blocco totale degli investimenti, che pesano negativamente sullo sviluppo delle imprese e dell’offerta turistica oltre che sulle centinaia di aziende fornitrici , che si somma alla preoccupazione per gli investimenti effettuati in questi ultimi anni il cui ammortamento va ben oltre la data del 31.12.2015;
un orizzonte temporale così limitato pone nella più assoluta incertezza l’avvenire di 16.000 piccole e medie imprese e delle famiglie che in esse operano.

In questo contesto non si vogliono  ripetere le argomentazioni  che già le Commissioni hanno avuto modo di acquisire nelle precedenti audizioni di Viareggio e Napoli. Quanto hanno sostenuto le nostre organizzazioni in quelle audizioni è pienamente condiviso dalle scriventi associazioni.

        Crediamo invece necessario rimarcare  che negli ultimi tempi si è registrata una maggior sensibilizzazione delle istituzioni – queste audizioni ne sono la prova più evidente e autorevole - e delle forze politiche  nei confronti delle problematiche che rischiano di travolgere un settore che per il turismo italiano, e ligure in particolare, è  di primaria importanza.

Ne sono una ulteriore testimonianza   le seguenti più significative iniziative:

l’o.d.g. presentato il 14.2.2011 dai senatori Tancredi, Gasparri e Quagliarello, e fatto proprio dal  Senato con il parere favorevole del Governo;

l’o.d.g. presentato 25.2.2011 dall’on. Di Pietro;

l’iniziativa del sindaco di Roma Alemanno  del 14 aprile scorso  in sede di Direttivo  Anci;

il ritiro da parte dei gruppi ( PDL, PD, I.d.V e CDU )  che in Senato avevano, sull’argomento, presentato specifiche mozioni condividendo la necessità di  riunirle in una unica mozione bipartisan.

Tutte queste iniziative contengono due minimi comun denominatori:

a.la necessità di attivare un serio e, se necessario, duro  confronto con la Comunità Europea al fine di verificare la possibilità di escludere, con specifica deroga o con altro strumento, le concessioni demaniali con finalità turistico ricreative dalla direttiva servizi e, quindi, evitare l’evidenza pubblica in sede di rinnovo dei titoli.  Si tratta in effetti di definire un percorso credibile - d’intesa tra Governo, Parlamento, Deputai europei, Regioni , Comuni e Associazioni di categoria - per ribadire la volontà dell’Italia a che un comparto così importante e strategico per l’economia turistica italiana – della quale rappresenta un prodotto inimitabile, peculiare,  unico e che, per le sue dimensioni, non trova uguali in Europa e nel mondo e non è altrove riproducibile  - debba essere difeso e salvaguardato;

b.la necessità di addivenire ad un riordino della normativa che regolamenta le concessioni turistico ricreative da concretizzare attraverso una legge quadro nazionale , i cui contenuti andranno definiti d’intesa con le Regioni e le Associazioni di categoria, che preveda, nel rispetto del diritto comunitario e del fondamentale legittimo affidamento delle imprese attualmente operanti, una disciplina transitoria che assicuri, tra l’altro, un congruo periodo transitorio, ben oltre il 31.12.2015, di adattamento al nuovo sistema. In  questo contesto dovranno essere affrontate e risolte, tra le altre, tematiche già aperte con la categoria quali, ad esempio: la facile e difficile rimozione, un nuovo sistema di calcolo del canone che garantisca l’attuale gettito ma  in un modo più equilibrato rispetto all’attuale, incameramento delle opere strutturali, diritto di superficie,  sdemanializzazioni, ecc.

    Per ultimo, ma sicuramente non per importanza, va segnalata la decisione del ministro Fitto che , nell’incontro del 12 aprile scorso con le Regioni e le Associazioni  sindacali dei balneari, ha ritenuto opportuno non proseguire i lavori della Conferenza Stato – Regioni finalizzati a definire un atto d’intesa  sulle modalità e i criteri di affidamento delle concessioni demaniali ad uso turistico ricreativo. Il Ministro, nel prendere atto della richiesta delle Associazioni di categoria che chiedevano  una verifica circa la possibile esclusione di queste concessioni dalla “direttiva servizi”, ha ritenuto opportuno investire del problema il Consiglio dei Ministri, ed in modo particolare la Presidenza del Consiglio, al fine di definire tempi e modi di una iniziativa governativa nei confronti della CE.

    Siamo certi che condividete la necessità che la situazione che è stata  appena esposta,  e che accomuna la Liguria a tutto il resto delle coste italiane, non possa  più essere colpevolmente abbandonata ad una superficiale considerazione né, tantomeno,   non venga avvertita come un vero e proprio allarme sociale che da qui a pochi anni potrebbe colpire così tante famiglie. 

Confidiamo, signori Senatori, di  avervi fornito elementi validi per comprendere come anche in Liguria le imprese che hanno dato vita al  turismo balneare, che trae le sue origini  e poggia la sua lunga tradizione nella metà del diciannovesimo secolo, sono sull’orlo di un precipizio del quale non comprendono le ragioni  e in conseguenza del quale sentono il loro futuro gettato nella precarietà e nell’incertezza. E anche di aver con decisione riaffermata la volontà di non essere per nessuna ragione disponibili a precipitare in quel precipizio.

Restiamo in attesa, anche Vostro tramite,  di una forte presa di coscienza delle Istituzioni italiane ed europee  e delle necessarie iniziative volte a garantire un futuro alle nostre famiglie.
    
    Vi ringraziamo, signori Senatori, per aver voluto ascoltare le istituzioni e le rappresentanze delle imprese balneari liguri, per aver posto a questa problematica così particolare attenzione sino a dar vita  a   consultazioni che vi permetteranno di avere un quadro nazionale ancora  più preciso e puntuale.